
ITCS Salvemini
ADOLESCENA
Laboratori teatrali gratuiti e aperti agli adolescenti di tutte le età
Coordinamento Massimiliano Briarava | Organizzazione Maria Ghiddi
Con il contributo di MIUR – Piano Triennale delle Arti
Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, INS – Insieme nella scuola.
Tutors neodiplomati:
Debora Dellomonaco, amministrazione | Martina Giovannini, comunicazione
Lorena Jivan, informatica | Samuele Reggiani, drammaturgia
Immagine del sito: Virginia Zanetti, I Pilastri della Terra, 2019, con gli studenti/sse dell’ITCS Salvemini. Sacrario ai caduti di Monte Sabbiuno. Per il XXX anniversario della strage del Salvemini.
INDICE
– SCUOLA | TEATRO
——– > DOCENTI e STUDENTI
——– > PARTNERS
– TUTTI I LABORATORI
– LABORATORIO 2021
– ALTRE INIZIATIVE
MINIATURE. Il laboratorio teatrale somiglia al mondo – alla città, alla scuola, alla casa, al lavoro -, come una miniatura somiglia alla cosa vera. “Perché farlo allora?” chiedi. “Sono già al mondo ogni giorno – in città, a casa, a scuola, al lavoro – e con tanta fatica”. Perché il laboratorio teatrale è mondo, ma nelle nostre mani, a noi affidato, racchiuso in una miniatura che prevede perizia, è una cosa preziosa, che richiede la cura e la delicatezza che fuori, in mezzo alle cose, poco adoperiamo. Una miniatura rende maneggevole ciò che a grandezza naturale è smisurato e incomprensibile: una miniatura è una mini-natura. Ci permette di contenere nell’arco di uno sguardo distanze lontanissime, gli animali amici e quelli selvatici; ci suggerisce una visione d’insieme, politica, della polis, e di tutti i contrasti. È un gioiello, un gioco, una gioia messa insieme insieme ad altri, con arte, e la scommessa di riuscirci finalmente – a stare insieme e fare qualcosa di bello. Nella città vera chi è distante non esiste, e chi è vicino è distante uguale, lo si sente solo se fa molto rumore; nel laboratorio teatrale invece si sente tutto, ci si sente, vicini a tutto – che è ancora più un lusso, attualmente. “Laboratorio” significa, nell’uso comune, “luogo degli esperimenti”, di reazioni e sintesi tra tutti gli elementi di un sistema. Se è teatrale, il laboratorio sperimenta attorno alle diverse sostanze di cui siamo fatti, noi che a nostra volta facciamo la città, le diamo una faccia, più facce. Il laboratorio teatrale è un piccola città intersezionale – dove tutte le identità si sovrappongono – che poi ricade sulla città grande, e sottopone i nostri umori all’autocritica, e sovrappone ai nostri rumori una nuova musica. Sembra niente, invece è molto: è crescere.

Virginia Zanetti, I pilastri della terra
2019
con gli studenti dell’ITCS Salvemini
Sacrario ai caduti della Resistenza, Monte Sabbiuno
Opera destinata al nuovo Museo della Resistenza di Bologna
È. Il forte e il fragile, il primo e l’ultimo, il maschio e la femmina, l’abile e il disabile, l’uguale e il diverso, l’innocente e il colpevole, il normale e lo strano, l’italiano e lo straniero. Sono i modi orizzontali di guardare gli altri, abituali, classificatori, sommari, privi di quella cura e delicatezza che prima dicevamo. Ma se lasciamo invece planare dall’alto – come per caso, una piuma, un cappello, un piccolo travestimento – un accento su quelle congiunzioni, allora le “e” diventano “è”. E travestirsi un po’ aiuta a incontrarsi. E capovolgersi un po’ aiuta a riconoscersi: il fragile è il forte, il maschio è la femmina, il normale è lo strano. Poi vola via un apostrofo: l’abile è labile – e non è mera questione ortografica, ci riguarda tutti. “È” un travestimento che fa di una diversità un’immedesimazione. “È” uno smascheramento che sfascia i tag del social network e le sue spietate graduatorie. “È” un libera-tutti infantile. “È” un gioco prospettico che suggerisce di ribaltare il punto di vista – come fare la verticale e ritrovarsi a sostenere il mondo, come immaginarsi ad osservare la città dall’alto, con lo sguardo celeste di un nume. “È” ciò che offre alla città un laboratorio teatrale “adolescente”, che vuol dire crescente, futuro già presente. “È” cresciuto in una scuola e vorremmo crescesse ancora, perché è un modello che funziona: lo offriamo alla futura e presente Bologna città-laboratorio, e a tutti gli adolescenti di tutte le età che la abitano. Questa è la rete che vorremmo tessere in una Bologna città degli studenti, per davvero, per destino, per virtù teologale. In questo blog raccogliamo quanto fatto finora e quanto stiamo facendo. Ciò che faremo lo decideremo insieme. Cerchiamo nuovi compagni e fortuna. Fortuna che avremo a patto di riconoscerci in tutte le diversità, non solo nella nostra. Così non saremo più soli.
καλὸς καὶ ἀγαθός




Lorena Jivan, Martina Giovannini
Debora Dellomonaco, Samuele Reggiani